FONTE: Aidanews.it
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Venezia, 13 marzo 2008 (serrvizio di A. Miatello, G. Sparisi e A. Boaretto). Un concorso per i giovani architetti mediante internet, che diventerà anche "il serbatoio da cui attingere l'elaborazione delle nuove forme ed immagini dell'architettura contemporanea; un maggior coinvolgimento del territorio veneziano e veneto", soprattutto nelle sue fasce giovanili; l'allargamento spaziale e temporale delle iniziative collaterali: sono alcune delle novità di contorno della prossima 11.Biennale Architettura, presentata in anteprima alla stampa ieri dal neo presidente Paolo Baratta assieme al curatore Aaron Bestky.
Novità in vista anche per il Padiglione italiano, il cui curatore sarà selezionato tra cinque candidati individuati ad un comitato di valutazione istituito l'autunno scorso dal ministro Francesco Rutelli. I cinque architetti invitati a presentare le loro proposte sono Carmen Andriani, Francesco Garofalo, Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, Marco Navarra e Cino Zucchi: dovranno elaborare un progetto curatoriale (entro la fine di marzo il Comitato renderà noto il prescelto) e proporre un'idea di allestimento sul tema del recupero del patrimonio esistente, con particolare attenzione alle grandi aree urbane.
Per chi chiedeva come mai non si prolunga l'attività durante l'arco dell'anno, Baratta ha risposto "Il problema è che, non essendo riscaldato l'Arsenale, può essere utilizzato solo come spazio espositivo estivo: per questo rivolgo la mia implorazione alle autorità locali perchè cerchino delle soluzioni". Aggiungendo: "La questione però non è tanto portare la Biennale sul territorio, ma portare il territorio e la sua gente dentro la Biennale. Anche il Veneto deve rendersi conto che avere la Biennale, uno strumento in cui vibra la contemporaneità, è un privilegio straordinario, che deve trasformarsi in un vantaggio concreto. Possiamo contribuire a reinventare Venezia - e in questo può aiutarci anche il concorso via internet di cui stiamo studiando la fattibilità - come grande area metropolitana del mondo, superando la sindrome della periferia. Ma per riuscirci come istituzione culturale dobbiamo vivere di relazioni fisicamente vicine, e avvicinate dagli strumenti tecnologici".
Il rapporto che si deve avere con il territorio sembra importante per Baratta "Saremo sempre dilaniati dal problema del paesaggio, se non cominciamo a capire che il territorio è il nostro luogo di vita. Dobbiamo riappropriarcene, come individui e come collettività, e dunque riappropriarci anche dell'architettura: altrimenti l'utopia tecnologica svuotata di senso finirà per caderci addosso". I grandi progetti privi di anima, gli edifici fotocopia, i negozi delle grandi marche, gli stessi a Venezia come a Pechino, puntualizza con una nota di polemica il curatore Bestky "rischiano di farci perdere la nostra identità, e così l'unica salvezza può apparirci il vernacolo. Ma non è una soluzione".
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