FONTE: Info Build
La marcatura CE dei prodotti da costruzione segna il passo tra produttori e utilizzatori poco attenti alle nuove norme e controlli e sanzioni inesistenti.
Ancora una volta il termine per la piena entrata in vigore della marcatura CE per una tipologia di prodotti da costruzione è risultata una data come un’altra sul calendario, anziché un momento di svolta sostanziale per il mercato. Dal 1° febbraio scorso infatti questo obbligo normativo interessa anche gli aggregati per costruzioni, ma delle circa 1800 imprese operanti nel settore (dati ISTAT 1996), che secondo recenti stime hanno un giro d'affari complessivo di circa 4 miliardi di euro, solo il 30% ha ottenuto la marcatura CE dei propri prodotti con il sistema 2+, cioè garantita da un organismo notificato di terza parte indipendente, che ne certifica tutte le fasi di produzione. Ciò significa che, in teoria, a partire da questo mese il restante 70% dei fornitori di uno dei componenti primari per l’edilizia non potrebbe più vendere aggregati per usi strutturali, impiego che richiede appunto la marcatura con sistema 2+, ma solo per quelli non strutturali, per cui basta il sistema 4 con autocertificazione dell’azienda stessa. In teoria, perché in pratica gran parte dei produttori continuano a vendere e gran parte degli utilizzatori, compresi molti grandi enti appaltatori, continuano ad acquistare aggregati con marcatura CE assente o non conforme. Questo è il quadro emerso durante i lavori del convegno “Nuove norme tecniche e marcatura CE per i prodotti da costruzione”, tenutosi a Milano l'8 febbraio scorso nell’ambito della prima edizione del MADE expo e organizzato da ICMQ, l’organismo di certificazione specializzato in prodotti e servizi per il settore delle costruzioni e dell’edilizia in genere. Nell’occasione, la gravità della situazione è stata sottolineata in particolare da Vittorio Misano, direttore del Laboratorio aggregati di RFI-Rete Ferroviaria Italiana e presidente di ASSO-LIG, l'associazione che riunisce i laboratori di ingegneria e geotecnica: “Il fatto che gran parte dei produttori di aggregati non siano certificati con il sistema 2+ rischia di avere gravi conseguenze non solo per il comparto stesso, ma soprattutto per il settore delle costruzioni, che vede messi a repentaglio l'avviamento e la consegna di opere già previste, in primis quelle pubbliche”.
Secondo Misano, il mercato sarebbe inadempiente soprattutto per mancanza di informazioni, ignoranza che accomunerebbe sia le piccole aziende a raggio locale, sia i grandi enti appaltatori: “Sembra incredibile, ma molti dei principali committenti di opere pubbliche – quindi grandi compratori di aggregati - non hanno ancora aggiornato i capitolati con l'inserimento del DPR 246/93, dimostrando di non rendersi conto delle possibili ricadute di questo mancato adeguamento in termini sia di rallentamento dei lavori, sia di responsabilità da parte dei direttori lavori, dei collaudatori e dei progettisti. Ma il fatto più grave è che la disattenzione alle norme e all’applicazione del DPR 246/93 è fortemente agevolata dalla totale assenza di controllo e quindi di sanzioni da parte delle istituzioni preposte”. Il presidente di ASSOLIG aggiunge che già nel primo semestre del 2008 la non conformità degli aggregati alla marcatura CE potrebbe rappresentare un problema per l’approvvigionamento dei materiali necessari all’esecuzione delle principali opere pubbliche. La situazione è sostanzialmente confermata dai dati resi noti da ICMQ, uno degli organismi notificati per la marcatura CE, con il quale hanno già ottenuto la certificazione secondo il sistema 2+ 294 produttori di aggregati (il 59% nel Nord Italia, il 31% nel Centro e il 10% nel Sud e nelle Isole). Anche lasciando il comparto degli aggregati il panorama resta più o meno il medesimo: per fare un esempio, dal 1° marzo la marcatura diventerà definitivamente obbligatoria anche per i conglomerati bituminosi, cioè la materia di base per asfaltare le strade, ma i produttori certificati sono ancora una netta minoranza. E lo stesso vale addirittura per prodotti come calci, malte e intonaci, molti produttori dei quali non sono ancora certificati nonostante l’obbligo di marcatura CE risalga ormai all’agosto 2003 nel primo caso e al febbraio 2005 negli altri due. ICMQ Spa è l’organismo di certificazione di parte terza indipendente, accreditato Sincert, specializzato in prodotti e servizi per il settore delle costruzioni e dell’edilizia in genere, abilitato dai Ministeri competenti e notificato alla Commissione europea in relazione alla direttiva per i prodotti da costruzione 89/106/CEE relativa alla marcatura CE. Tra le sue attività principali, la certificazione prestazionale degli edifici (requisito energetico, benessere acustico, benessere termico e benessere luminoso) secondo il protocollo denominato Sistema Edificio. ICMQ inoltre è accreditato per le certificazioni volontaria e ambientale di prodotto, e per quelle dei sistemi di gestione negli ambiti ‘qualità’, ‘ambiente’ e ‘sicurezza’. Rilascia anche certificazioni di conformità alle norme UNI CEI EN ISO/IEC 17024 (personale), SA 8000 (etica sociale), BS 7799 (sicurezza delle informazioni) ed QWeb (e-commerce), oltre a essere organismo di ispezione accreditato per la verifica dei progetti riguardanti appalti pubblici ai fini di validazione da parte dei committenti in conformità al Codice appalti, ed esegue il controllo tecnico in cantiere per l’emissione dell’assicurazione decennale postuma. Infine, è abilitato dal ministero delle Attività produttive per eseguire verifiche degli impianti elettrici ai sensi del DPR 462 e dal Consiglio superiore dei lavori pubblici per la certificazione degli impianti di betonaggio secondo le prescrizioni del DM 14/09/05.