FONTE: Italian Innovation
- di Marco Bennici
Centrali energetiche dotate della tecnologia necessaria per catturare e immagazzinare biossido di carbonio. Saranno presenti in tutta Europa secondo una recente proposta della Commissione Europea. Sarà varata la prossima settimana una Direttiva in proposito. I nuovi impianti di produzione energetica da combustione di sostanze fossili dovranno possedere l’equipaggiamento necessario per la cattura e la compressione della CO2. I costruttori di questo nuovo tipo di impianti dovrà dimostrare la capacità dell’impianto di immagazzinare la CO2 prodotta a seguito della combustione. Se il Parlamento e il Consiglio europeo dovessero approvare la proposta, essa potrebbe diventare legge per i 27 paesi dell’UE già nel 2009. La Direttiva all’esame degli organi della UE è cruciale per la diffusione su ampia scala di impianti di cattura e immagazzinamento di simili sostanze.
Gli esperti ritengono che la diffusione di questi impianti possa ridurre le emissioni di CO2 di un terzo entro il 2050, se ampiamente utilizzati. La proposta è in linea con il Piano Tecnologico Strategico per l’Energia della Commissione Europea adottato lo scorso novembre. La direttiva è il primo tentativo al mondo per fonire al problema degli impianti di cattura ed immagazzinamento dell’anidride carbonica una cornice legale all’interno della quale consentire la possibilità di una loro diffusione su larga scala.
Per favorire la partecipazione delle imprese al progetto saranno concessi incentivi economici. Se nel tempo i costi per la realiazzazione di simili impianti diventassero minori di quelli da sostenere per rilsciare i gas associati nell’atmosfera, le imprese non potrebbero fare a meno di dotarsi di simili impianti. La tecnologia, purtroppo, non è ancora matura, ed i costi non la rendono ancora largamente praticabile. Nel ‘white paper’ che verrà adottato la prossima settimana, saranno stanziate risorse per i primi soggetti che vorranno testare le potenzialità di simile tecnologia. Si parla di una cifra che si aggira attorno ai 2.2 miliardi di dollari per la produzione di una decina di impianti dimostrativi da realizzare nei prossimi dieci anni.
Al momento solo la Gran Bretagna e la Norvegia hanno progetti concreti nel cassetto per la realizzazione di simili attrezzature. “Scontiamo ancora una notevole resistenza da parte dell’industria energetica, lo scettiscismo sta comunque diminuendo nei ultimi cinque anni”, afferma Frederic Hauge, vice-presidente della Piattaforma Tecnologica Europea per Impianti Energetici ad Emissioni Zero. A livello mondiale solo la Cina e gli Stati Uniti hanno piani per costruire impianti del genere su larga scala nella prossima decade. Entro la fine del mese gli americani comiceranno a testare la sicurezza e la fattibilità di impianti per l’immagazzinamento di ampi volumi di CO2 in 22 strutture geologiche realizzate grazie a 7 partnership tra Stati.
Anche gli architetti europei sono sensibili a queste tematiche. Si realizzano sempre più frequentemente edifici in grado di dare un contributo all’ambiente. Ne dava notizia oggi il Corriere della Sera in una delle sue pagine centrali. Apprendiamo dalle pagine del quotidiano che a Londra stanno nascendo numerosi edifici un po' più verdi. Lo studio Waugh Thistleton ha progettato un palazzo per abitazioni con una turbina eolica che genera il 15% dei bisogni energetici della costruzione. A Rotterdam l'Urban Cactus in costruzione è stato progettato affinché la sua forma a balconi, che lo fanno sembrare una pianta grassa, consenta di fare crescere alberi capaci di mitigare le emissioni di anidride carbonica. A Manchester la Cis Tower è stata disegnata dal britannico Gordon Tait con una facciata di settemila pannelli solari e 24 turbine eoliche: produrrà il 10% dell'energia di cui ha bisogno per funzionare.
Risparmio energetico, rispetto ecologico, auto-ecoefficienza. Sono le parole chiave, sempre più diffuse in Europa, contro l’inquinamento, lo spreco e il riscaldamento globale. Le infrastrutture di ogni genere vengono sempre più spesso progettate per ridurne l’impatto ambientale. La Commissione Europea si allinea e vara una Direttiva per la costruzione di impianti energetici ad impatto zero. Anche gli architetti danno il loro contributo. Sono sempre più numerosi gli edifici del nostro continente progettati incorporando tecnologie in grado di dare una mano efficace all’ambiente.
- di Marco Bennici
Centrali energetiche dotate della tecnologia necessaria per catturare e immagazzinare biossido di carbonio. Saranno presenti in tutta Europa secondo una recente proposta della Commissione Europea. Sarà varata la prossima settimana una Direttiva in proposito. I nuovi impianti di produzione energetica da combustione di sostanze fossili dovranno possedere l’equipaggiamento necessario per la cattura e la compressione della CO2. I costruttori di questo nuovo tipo di impianti dovrà dimostrare la capacità dell’impianto di immagazzinare la CO2 prodotta a seguito della combustione. Se il Parlamento e il Consiglio europeo dovessero approvare la proposta, essa potrebbe diventare legge per i 27 paesi dell’UE già nel 2009. La Direttiva all’esame degli organi della UE è cruciale per la diffusione su ampia scala di impianti di cattura e immagazzinamento di simili sostanze.
Gli esperti ritengono che la diffusione di questi impianti possa ridurre le emissioni di CO2 di un terzo entro il 2050, se ampiamente utilizzati. La proposta è in linea con il Piano Tecnologico Strategico per l’Energia della Commissione Europea adottato lo scorso novembre. La direttiva è il primo tentativo al mondo per fonire al problema degli impianti di cattura ed immagazzinamento dell’anidride carbonica una cornice legale all’interno della quale consentire la possibilità di una loro diffusione su larga scala.
Per favorire la partecipazione delle imprese al progetto saranno concessi incentivi economici. Se nel tempo i costi per la realiazzazione di simili impianti diventassero minori di quelli da sostenere per rilsciare i gas associati nell’atmosfera, le imprese non potrebbero fare a meno di dotarsi di simili impianti. La tecnologia, purtroppo, non è ancora matura, ed i costi non la rendono ancora largamente praticabile. Nel ‘white paper’ che verrà adottato la prossima settimana, saranno stanziate risorse per i primi soggetti che vorranno testare le potenzialità di simile tecnologia. Si parla di una cifra che si aggira attorno ai 2.2 miliardi di dollari per la produzione di una decina di impianti dimostrativi da realizzare nei prossimi dieci anni.
Al momento solo la Gran Bretagna e la Norvegia hanno progetti concreti nel cassetto per la realizzazione di simili attrezzature. “Scontiamo ancora una notevole resistenza da parte dell’industria energetica, lo scettiscismo sta comunque diminuendo nei ultimi cinque anni”, afferma Frederic Hauge, vice-presidente della Piattaforma Tecnologica Europea per Impianti Energetici ad Emissioni Zero. A livello mondiale solo la Cina e gli Stati Uniti hanno piani per costruire impianti del genere su larga scala nella prossima decade. Entro la fine del mese gli americani comiceranno a testare la sicurezza e la fattibilità di impianti per l’immagazzinamento di ampi volumi di CO2 in 22 strutture geologiche realizzate grazie a 7 partnership tra Stati.
Anche gli architetti europei sono sensibili a queste tematiche. Si realizzano sempre più frequentemente edifici in grado di dare un contributo all’ambiente. Ne dava notizia oggi il Corriere della Sera in una delle sue pagine centrali. Apprendiamo dalle pagine del quotidiano che a Londra stanno nascendo numerosi edifici un po' più verdi. Lo studio Waugh Thistleton ha progettato un palazzo per abitazioni con una turbina eolica che genera il 15% dei bisogni energetici della costruzione. A Rotterdam l'Urban Cactus in costruzione è stato progettato affinché la sua forma a balconi, che lo fanno sembrare una pianta grassa, consenta di fare crescere alberi capaci di mitigare le emissioni di anidride carbonica. A Manchester la Cis Tower è stata disegnata dal britannico Gordon Tait con una facciata di settemila pannelli solari e 24 turbine eoliche: produrrà il 10% dell'energia di cui ha bisogno per funzionare.
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