FONTE: quotidianocasa.it
E il progetto in effetti parla degli architetti Michele Cassibba e Franco Dell’Anna che in questa opulenta campagna veneta (Zero Branco, provincia di Treviso), una volta retaggio di pellagra e fame seria, e oggi intriso di Ville (quelle venete del Settecento) e villette (quelle “geometriche”, cioè realizzate dai geometri mirando al sodo e soprattutto ai “schei” ma non lesinando fronzoli sennò la casa sembra da “poareti”) hanno voluto riprendere in chiave moderna certi concetti che furono già dell’architettura, quella vivibile e ben inserita nel territorio.
I fronzoli, appunto, tanto per cominciare loro li hanno evitati come il fumo negli occhi. Ma hanno conferito agli spazi quel tanto di architettonico che fa del loro progetto un’opera compiuta.
Perché, che altro avrebbero potuto fare, essendo di professione architetti?
Non è per fare delle sterili polemiche - mi dicono entrambi all’unisono - ma ultimamente si ha l’impressione che tutti si concentrino sui materiali e gli aspetti tecnologici, come se il progettista solo di quelli dovesse occuparsi. L’attenzione va al risparmio energetico e all’efficienza, dimenticando quasi del tutto l’aspetto architettonico che pure è fondamentale per chi poi abiterà l’edificio.
E voi in questo senso quale soluzione avete adottato?
Noi abbiamo cercato di operare una commistione dei due aspetti. Privilegiando soluzioni tecnologiche all’avanguardia, senza però mai trascurare quello che consideriamo lo specifico architettonico; quello cioè di creare spazi che risultino nell’armonia complessiva dell’edificio. E su questo vorremmo che ci giudicassero i colleghi e il pubblico in generale.Naturalmente nell’intervista che presentiamo non abbiamo parlato soltanto di questo. A loro due ho rivolto diverse altre domande e loro si sono divisi equamente le risposte.
Le domande sono qui di seguito.
Le risposte sono invece tutte nel video.
1. Qualche anno fa, quando è partito il progetto delle due case di Zero Branco, quasi nessuno parlava di risparmio energetico in edilizia, e neppure i concetti di casa passiva, casaclima, bioarchitettura e bioedilizia erano molto conosciuti. Siete in un certo senso dei precursori?
2. Chi sono i committenti delle due abitazioni? E hanno chiesto loro che fossero adottate misure in linea con il risparmio energetico, la bioclimatica ecc.?
3. In particolare quali studi e ricerche ha comportato la progettazione e la realizzazione delle due abitazioni?
4. Siete soddisfatti del risultato? Tornereste a seguire gli stessi criteri?
5. Se doveste riprogettare oggi le stesse strutture abitative, alla luce dell’esperienza appena fatta, cosa non ripetereste?
6. Quanta probabilità di diffusione ha il vostro progetto?
7. C’è una domanda che non vi ho posto e che avreste voluto sentirvi fare?
Nota bene. - La videointervista che presentiamo in questa pagina giunge a conclusione di un servizio che documenta passo passo anche con immagini il progetto e la realizzazione in corso d’opera delle due abitazioni di Zero Branco.
Due architetti veneti si cimentano con l'architettura "diversa". Quella che ancora oggi è considerata dai più qualcosa di misterioso semplicemente perché prende in considerazione parametri che dovrebbero essere comuni alla progettazione di qualsiasi edificio: orientamento, irraggiamento solare, bioclimatica, risparmio ed efficienza energetica
Alla domanda se vogliono descriversi a beneficio dei lettori si schermiscono, nicchiano, prendono tempo, ridono fra il divertimento e l’imbarazzo.
Preferiscono che a parlare di loro sia giustamente il progetto, così come gli aspetti concreti del loro lavoro.
E il progetto in effetti parla degli architetti Michele Cassibba e Franco Dell’Anna che in questa opulenta campagna veneta (Zero Branco, provincia di Treviso), una volta retaggio di pellagra e fame seria, e oggi intriso di Ville (quelle venete del Settecento) e villette (quelle “geometriche”, cioè realizzate dai geometri mirando al sodo e soprattutto ai “schei” ma non lesinando fronzoli sennò la casa sembra da “poareti”) hanno voluto riprendere in chiave moderna certi concetti che furono già dell’architettura, quella vivibile e ben inserita nel territorio.
I fronzoli, appunto, tanto per cominciare loro li hanno evitati come il fumo negli occhi. Ma hanno conferito agli spazi quel tanto di architettonico che fa del loro progetto un’opera compiuta.
Perché, che altro avrebbero potuto fare, essendo di professione architetti?
Non è per fare delle sterili polemiche - mi dicono entrambi all’unisono - ma ultimamente si ha l’impressione che tutti si concentrino sui materiali e gli aspetti tecnologici, come se il progettista solo di quelli dovesse occuparsi. L’attenzione va al risparmio energetico e all’efficienza, dimenticando quasi del tutto l’aspetto architettonico che pure è fondamentale per chi poi abiterà l’edificio.
E voi in questo senso quale soluzione avete adottato?
Noi abbiamo cercato di operare una commistione dei due aspetti. Privilegiando soluzioni tecnologiche all’avanguardia, senza però mai trascurare quello che consideriamo lo specifico architettonico; quello cioè di creare spazi che risultino nell’armonia complessiva dell’edificio. E su questo vorremmo che ci giudicassero i colleghi e il pubblico in generale.Naturalmente nell’intervista che presentiamo non abbiamo parlato soltanto di questo. A loro due ho rivolto diverse altre domande e loro si sono divisi equamente le risposte.
Le domande sono qui di seguito.
Le risposte sono invece tutte nel video.
1. Qualche anno fa, quando è partito il progetto delle due case di Zero Branco, quasi nessuno parlava di risparmio energetico in edilizia, e neppure i concetti di casa passiva, casaclima, bioarchitettura e bioedilizia erano molto conosciuti. Siete in un certo senso dei precursori?
2. Chi sono i committenti delle due abitazioni? E hanno chiesto loro che fossero adottate misure in linea con il risparmio energetico, la bioclimatica ecc.?
3. In particolare quali studi e ricerche ha comportato la progettazione e la realizzazione delle due abitazioni?
4. Siete soddisfatti del risultato? Tornereste a seguire gli stessi criteri?
5. Se doveste riprogettare oggi le stesse strutture abitative, alla luce dell’esperienza appena fatta, cosa non ripetereste?
6. Quanta probabilità di diffusione ha il vostro progetto?
7. C’è una domanda che non vi ho posto e che avreste voluto sentirvi fare?
Nota bene. - La videointervista che presentiamo in questa pagina giunge a conclusione di un servizio che documenta passo passo anche con immagini il progetto e la realizzazione in corso d’opera delle due abitazioni di Zero Branco.